Il grande muro megalitico inserito nelle mura a ridosso di Porta Camollia e la scoperta nella zona di alcune tombe etrusche del IV-III sec. A.C. ci attestano la presenza in loco di insediamenti umani fin da quella lontana epoca.
La prima attestazione dell’esistenza ufficiale della porta risale al 1082, quando la stessa era parte integrante di una vera e propria fortificazione. Alla fine del secolo XVI furono eliminati gli apparati difensivi militari. La porta distrutta nel 1555 fu ricostruita nel 1604, abbandonando definitivamente l’architettura bellica e trasformandola in un arco di ingresso della città. L’ultima modifica risale al 1931, allorquando furono aperti due accessi laterali presenti anche oggi.
Descrizione: La più antica attestazione conosciuta di Porta Camollia, relativa ad un passaggio di proprietà di beni immobili e terreni posti nell’omonimo borgo, è datata 1082. Già in tale epoca si trattava di un’area dotata di una struttura difensiva.
In epoca etrusca, in tale zona vi era un insediamento umano (attestato anche dal ritrovamento di alcune tombe del IV-III sec. A.C.) e, successivamente, in epoca carolingia, fu adibita a zona fortificata. Il toponimo Camollia, risalente ad epoca romana, si riferisce ai possedimenti immobiliari di un probabile Camillus o Camullius. In epoca medievale, la spazio di Camollia doveva essere costituito da un complesso di edifici fortificati tipologicamente denominata “castellare”. La porta, nel Medioevo, rappresentava il confine tra la città e la campagna, nonché una protezione tangibile dai pericoli esterni e svolgeva una funzione di controllo del flusso di persone e merci, sottoposte a pedaggi e gabelle, compito che verrà meno soltanto nel terzo decennio del XX secolo.
Nel corso del Duecento, nell’area prospiciente la porta, si definì lo spazio fortificato denominato “Castellaccia”, che si sviluppava verso nord inserendo al suo interno due importanti strutture fortificate: il Torrazzo di mezzo e il Portone dipinto, denominato così per gli affreschi che lo abbellivano realizzati da Simone Martini (l’odierno Antiporto). La forte concentrazione di apparati difensivi in questa zona della città si spiega con il fatto che, topograficamente, era la più esposta agli assalti nemici.
Nel 1526 i Senesi, alleati con le truppe imperiali di Carlo V, riuscirono a respingere l’assalto delle truppe pontificie facendo leva proprio sul baluardo difensivo di Camollia e la stessa zona fu protagonista anche della guerra combattuta tra i Senesi e i Medici (1554-1555).
Camollia dovette essere lo scenario degli episodi più cruenti della guerra e nell’immaginario collettivo della città la porta e tutta l’area circostante hanno rappresentato fino alla seconda metà del Cinquecento il simbolo della forza di Siena. Alla fine del Cinquecento fu data una lettura diversa e innovativa di quello spazio: le strutture militari vennero smantellate parzialmente e si aprì un vuoto tra la porta e l’antiporto a seguito della distruzione del Torrazzo di mezzo. Non è possibile definire con certezza i tempi precisi che portarono all’eliminazione degli apparati difensivi militari, che comunque subirono gravi danni negli scontri del 1555. L’epigrafe posta sul lato interno della porta indica la data del 1604 come quella del suo aspetto attuale, su disegno di Alessandro Casolani, per quanto attiene il progetto decorativo e, di Domenico Cafaggi per la realizzazione degli apparati marmorei.
La nuova porta abbandonò definitivamente la complessa architettura bellica per divenire un arco di accoglienza superbo e raffinato. Camollia è l’unica porta cittadina in cui non sono quasi più leggibili le origini medievali. La nuova Porta Camollia appare come una splendida cornice che si inserisce all’interno del paramento murario con funzioni puramente estetiche. L’apparato decorativo, che trae spunto dai grandi archi trionfali, venne arricchito dai significati della propaganda politica, presentando al centro uno stemma mediceo sostenuto da due figure allegoriche e dal famoso motto “Cor magis tibi Sena pandit”. Questo messaggio di accoglienza, così come del resto la modifica strutturale della porta avvenuta nel 1604, a seguito della sua ricostruzione, è la conseguenza della dipendenza senese dal potere fiorentino. L’immagine della Porta non è mutata fino ai nostri giorni mantenendo il ruolo di simbolo di apertura della città. Venuta meno nel 1930 la funzione di barriera daziaria, Porta Camollia divenne solo il passaggio di veicoli e pedoni. Con l’incremento del traffico veicolare, nel 1931 vennero realizzate due aperture laterali per il transito pedonale, divenendo così solo una splendida quinta scenica.
Bibliografia:
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Note: La storia della porta può essere articolata in tre luoghi temporali simbolici: la forza, l’accoglienza, l’ornamento. La forza riguarda il periodo in cui la porta era parte di un solido baluardo difensivo, un castellare fortificato, di origine alto medioevale, collocato in posizione strategica a protezione della città. L’accoglienza riassume l’idea della trasformazione avvenuta con la ricostruzione della Porta nel 1604, dopo la caduta della Repubblica senese, e quindi la perdita dell’antico compito di difesa. Infine l’ornamento, che ci porta ai giorni nostri con la trasformazione funzionale della stessa, ormai non più porta daziaria ma soglia tra città e campagna.
Presso la porta, fino agli anni trenta del Novecento, vi era il posto di guardia dei dazieri, uno dei più attivi della città, posto che proprio da nord affluivano le merci più ricercate e i prodotti più costosi.
La porta è stata testimone anche di avvenimenti mondani come l’incontro tra Federico III d’Austria ed Eleonora del Portogallo il 24 febbraio 1452, fidanzati e promessi sposi. A ricordo dell’evento, nel luogo stesso dell’incontro, fu eretta una colonna tuttora presente poco prima dell’Antiporto; il Pinturicchio ha lasciato una testimonianza dell’evento in un affresco della Libreria Piccolomini, nella Cattedrale di Siena.
Autori: Contrada Sovrana dell’Istrice, Flavio Collini e Guido Pagliantini