pianta001La fortificazione conosciuta come il “Fortino delle donne senesi” sorge a pochi metri alla sinistra di Porta Camollia e appare attualmente innocua e alquanto logorata dagli anni. Se scaviamo qualche metro sotto terra (come avvenne nel 2005 con indagini storico-archeologiche eseguite sotto la direzione del Prof. Marco Valenti) scopriamo però che questo “rudere” aveva un potenziale bellico enorme. Infatti lo potremmo definire una enorme mitragliatrice a protezione della Repubblica di Siena, la quale commissionò i lavori di realizzazione dell’opera all’architetto senese Baldassare Peruzzi, iniziati nel 1527 e terminati nel 1532.

La necessità di questa costruzione si fece probabilmente sentire a seguito dell’aspra battaglia di Camollia, avvenuta nel 1526, che mise a nudo alcuni punti deboli delle mura cittadine. All’epoca della costruzione, il Fortino delle donne senesi non si chiamava così. Questo appellativo deriva verosimilmente dal celebre passo dei Commentaires del Comandante Biagio de Monluc (dal quale prende il nome la strada dove il Fortino si affaccia) che fu il Maresciallo inviato dal Re di Francia Enrico II a difesa della città durante l’assedio del 1555 e nel quale esalta l’ardimento delle nobildonne senesi che erano capitanate dalle Signore Laudomia Forteguerri, Fausta Piccolomini e Livia Fausti che, armate di picconi, pale e ceste avevano contribuito alla costruzione di alcune fortificazioni fra le quali, forse, anche il Fortino.

Alla costruzione del Fortino, comunque, come testimoniano numerosi attestati di pagamento dell’epoca, lavorarono soprattutto operai e muratori specializzati. Un’altra (maliziosa) versione che lega il Fortino alle donne senesi  – della quale però non esiste alcun riscontro documentario certo – narra che i lavori per la realizzazione di questa fortificazione fossero stati finanziati con i proventi della tassazione delle prostitute della città.

Come accennato, nel 2005 furono eseguiti due saggi all’esterno del Fortino con i quali è stato dimostrato che la struttura poggia su uno strato di tufo e che il muro prosegue ad un’altezza di circa 3,60 metri sotto l’attuale livello della pavimentazione. Come per la parte di muro in evidenza, anche il muro interrato presenta le stesse celle di tiro, fortemente strombate così da permettere all’artiglieria, che vi si inseriva, di avere un più ampio angolo di tiro da destra a sinistra. La distribuzione dei due ordini di tiro consentiva di far alloggiare pezzi di artiglieria leggera (come archibugi) nelle bocche da fuoco quadrangolari visibili nei lati più lunghi e pezzi di artiglieria più grossi (cannoni) nelle feritoie, più grandi, visibili nei lati corti. Il Fortino quindi era una “mitragliatrice” gigante che copriva un angolo di tiro di circa 180 gradi da Porta Camollia a Fontegiusta.

C’è anche da sottolineare come questa fortificazione è l’unica, fra quelle superstiti a Siena, ad essere completamente distaccata dalle mura di cinta e ancora oggi rimangono incerte le modalità di accesso dall’interno della città, forse da un passaggio sotterraneo interrotto da un crollo o da una porta secondaria del circuito stesso, oggi tamponata e interrata, che si trova in Via Malta e della quale si possono vedere ancora i contorni. La Contrada Sovrana dell’Istrice, da molti anni, in occasione dei festeggiamenti in onore del Patrono San Bartolomeo, organizza, davanti al Fortino, una cena alla quale partecipano soltanto le donne (comprese quelle delle altre Contrade) in memoria delle eroine che difesero coraggiosamente Siena.

 Bibliografia:
Angiolini A., Il Fortino delle donne senesi: enorme mitragliatrice a protezione della Repubblica di Siena, in “L’Aculeo”, periodico della Contrada Sovrana dell’Istrice, n. 3-4, 2010.
Coccia A. e Tixier B., Il Fortino delle donne senesi. Indagini archeologiche e storiche, Comune di Siena, Circoscrizione numero 5, gennaio 2010.

Note: Durante gli scavi archeologici del 2005, oltre a maioliche arcaiche, tardorinascimentali e contemporanee che venivano gettate dagli abitanti della zona e a notevoli quantità di altri frammenti e suppellettili varie, è venuto alla luce lo scheletro di una donna di circa 22-25 anni di età sepolta tra il XVI ed il XIX secolo. Si tratta di una sepoltura singola e le cause del decesso sono incerte, anche se la scatola cranica della donna presenta una forma anomala. Lo scheletro, attualmente depositato presso i locali dell’Università di Pisa, sarà sottoposto ad ulteriori studi per determinarne la causa di morte e una datazione più precisa.

Contrada Sovrana dell'Istrice, Armando Angiolini